Si chiama “Maskne“, ossia mascherina più acne, ed è una manifestazione cutanea molto diffusa in questo periodo di pandemia, dovuta proprio all’utilizzo per molte ore al giorno dei dispositivi di protezione individuale (DIP).

Non è un fenomeno nuovo: già si conosceva per esempio una forma di acne simile nei giocatori di football americano, là dove il casco protettivo sfrega la pelle. E secondo il Journal of the American Academy of Dermatology, almeno l’83% degli operatori sanitari a Hubei, in Cina, soffre di problemi di pelle sul viso: acne ma anche le lesioni da sfregamento, eritema, micro vescicole, erosioni cutanee.

La maskne si forma per due motivi: il primo è strettamente meccanico. La mascherina crea un attrito sulla zona ad “O” ossia intorno alla bocca, sul mento e parte delle guance, e la pelle tende ad infiammarsi.

Inoltre le mascherine provocano un incremento della temperatura nella zona, che stimola la secrezione di sebo e modifica il pH della pelle. Il microbioma, ossia i microrganismi “buoni” che costituiscono le difese naturali cutanee, si modifica a sua volta, e i batteri hanno la strada aperta per infettare i follicoli e provocare foruncoli e papule.

Come comportarsi?

L’American Academy of dermatology ha stilato una serie di consigli. Il primo, più ovvio, è quello di cercare di non indossare i DIP per periodi troppo prolungati, ricordandosi di cambiare le mascherine chirurgiche ogni 4 ore. È meglio poi evitare di mettere a contatto la pelle con tessuti sintetici, preferendo quelli naturali come il cotone o la seta ed eventualmente indossando sopra il DIP.

I dermatologi americani suggeriscono inoltre di lavare il viso due volte al giorno con un detergente delicato e possibilmente ogni volta che si suda. Inoltre sarebbe meglio evitare il trucco perché sotto la maschera si crea un ambiente tale da favorire l’ostruzione dei pori.

E poi sì all’idratazione, ma con una formula in gel se la pelle è grassa, o fluida se è mista. Il problema non migliora? Meglio farsi vedere dallo specialista.

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